Homo montaninus

“Montanino, montanino, scarpe grosse e cervello fino” recita così un detto popolare. Non so quanto ci sia di vero in tutto questo a parte le scarpe grosse perché, sì sa, in montagna le estati sono sempre troppo corte e i sandali di certo non si consumano. L’homo montaninus nella sua accezione più vera è molto raro. E’ una specie in via d’estinzione. Io ne ho incontrati pochissimi. Per sua natura è difficile da identificare, soprattutto quando gira per boschi e crinali. Principalmente si distingue in tre generi: quello che non si è mai mosso dai suoi monti perché li ha amati fin da subito e tuttora li ama; quello che non si è mai mosso ma non li sopporta come se fosse stato costretto ad un matrimonio obbligato; quello che si è mosso e poi ci è tornato. Io appartengo al terzo genere.
Di fondo, il montanino è uno che sa arrangiarsi. La natura impervia e le condizioni meteorologiche avverse l’hanno in qualche modo temprato.Ha conosciuto fin dalla tenera età che le strade sono quasi tutte in salita. Nella vita dipende, ma in entrambi i casi bisogna avere le gambe buone. A volte, mi sembra di scorgere in ogni montanino un piccolo lottatore che non si arrende, non può farlo di fronte alle intemperie, al freddo, al gelo e provo per lui tenerezza. I disagi fisici e oggettivi hanno fatto in modo che si creasse una sorta di umana solidarietà, di altruismo naturale che viene sempre fuori nei piccoli problemi e nei grandi. Come sempre ci sono le eccezioni: allora c’è chi si lamenta sempre, c’è chi si occupa dell’altro solo per non farsi gli affari propri, ma queste sono sfumature.
Lo spazio del montanino è talvolta limitato. Chiuso spesso tra due valli o relegato in cima ad un cucuzzolo vive guardando in ugual misura il cielo e la terra. Questa chiusura visiva può rispecchiarsi anche interiormente. Anche qui vedrei bene due sottospecie: chi crede che il mondo finisca dietro la curva della statale e chi è curioso. Curioso del mondo e di chi lo vive. Allora iniziano scambi interessanti, viaggi, spostamenti e succede che pur non essendoci nato, qualcuno s’innamori di questi monti e ci venga a vivere, ne parli, o semplicemente non veda l’ora di venirci appena può e ci si compri una seconda tana.
E chissà cosa avranno pensato i miei lontanissimi avi quando dal crinale più in alto, nelle belle giornate limpide, hanno visto il mare da lontano? Per la prima volta avranno capito che ci sono anche orizzonti piatti e blu. Il mare…Quasi tutti amano il mare. La montagna no. La montagna si ama o si detesta, tutt’al più si ignora. La montagna devi sceglierla.
Il montanino respira aria buona. Su questo non c’è nulla da dire. Bisogna solo che stia attento durante i lunghi inverni a caminetti, stufe ed a sfumacciamenti vari al chiuso. In estate invece tutto è permesso e le grigliate sotto le stelle lasciano solo bei ricordi.
L’homo montaninus vive inevitabilmente la sua vita in sincronia con le stagioni adattando le scarpe e i propri mezzi di locomozione alle varie tipologie di strade e di tempo. Quella che va organizzata per tempo è l’inverno con ghiaccio, neve, tormenta e legna da ardere che sembra non finire mai. Sia l’inverno, sia la legna. Di solito, fa tutto con calma, compreso parlare con le persone quando le incontra per strada. E “tutto”, qui in montagna, molto spesso è l’essenziale.
Il vero montanino può essere considerato aspro nei modi, diretto, sincero, poco avvezzo ai formalismi. Talvolta può apparire matto o incomprensibile, invece è serio, rigoroso, affidabile come la montagna che ha sotto piedi. A volte scambia la tenacia per caparbietà e diventa cocciuto, insistente. Altre, è perfino permaloso. Mai sleale.
A forza di stare in mezzo alla natura, di girare per boschi e crinali, ha sviluppato un buon fiuto che spesso gli fa sentire cose nascoste o poco notate dagli altri. Di fondo è un ingenuo dal cuore puro, uno che ti guarda in faccia. Ha gli occhi buoni. Gli occhi di un bimbo, di un sognatore, di un coglione. E ti sorride senza un perché. A volte piange, anche se dice di non farlo, ma mai troppo apertamente. La fragilità fa paura. Prima di tutto agli altri. L’homo montaninus alterna momenti di beata solitudine ad altri più conviviali, dove i piaceri della tavola e del bere sono una buona coperta contro il generale inverno e la tristezza quando arriva.
Ma più di tutto il vero montanino porta la montagna dentro di sé e ama condividerla con chi sente vicino come fosse un regalo alla sua portata. E cammina, cammina, nei boschi e sui crinali, per rinnovare questa corrispondenza e tenere sempre vivida l’amicizia, la bellezza,l’incanto. C’è poi chi non sa cosa farsene di tutto questo verde, del cielo così vicino, dell’aria buona, dell’acqua fresca, del “ ma qui non c’è niente!” e non vede l’ora la domenica di prendere l’auto per infilarsi in qualche centro commerciale della piana perché lì sì, che c’è la vita. Anche lui, è un montanino.

43 thoughts on “Homo montaninus

  1. ma questo è il nonno di heidi…….io amo la montagna sopratutto l’aria che si respira…..amo i centri commerciali ma non ci vado spesso,troppa gente e la musica ti stordisce…buona giornata penna

  2. sai, a me le notti di montagna, quelle di silenzio, stelle e versi di animali mi mettono paura. Una luce, una presenza umana, qualcosa di urbano mi ci vuole per essere più tranquilla. Basta una, pochissime luci e va bene; la natura e io, da sole, mi ha sempre spaventata tanto.

    • mah, il dio in questione ha poco da romper le balle, che se gli tocca il lusso di poter stare un po’ vicino a questo mondo, deve baciarsi i gomiti… perché sarà un mondo sporco, ma è di certo più pulito di lui…

      • Itesomale, sei un vecchio brontolone anche se hai trent’anni. Qui In montagna ti vedrei bene in un angolo dell’osteria dello Yeti. Però se non ci fossi dovrebbero inventarti. Un po’ come Dio. :-)

  3. La voglia di scappare a me ogni tanto viene… a volte è bello evadere! Capire cosa c’è oltre le nostre montagne, incontrare gente nuova visto che qui ci conosciamo tutti, annusare odori e profumi diversi, mangiare cose insolite… ma poi non c’è niente da fare… è bello tornare quassù! E ti dirò mi piace il mio paese, stretto in questa valle che sembra volerti abbracciare e proteggere. Mi sento a mio agio, mi sento al sicuro, mi sento a casa.

  4. E’ di poche parole, ama il silenzio. Se gli chiedi ‘perché sei silenzioso’ ti risponde ‘perché non ho nulla da dire’ … :-) Bello il tuo ritratto e ottima la scrittura. Ciao montanina!
    o.

  5. eccolo eccolo ;)… oggi il tuo scritto che definirei un “saggio letterario” mi ha fatto sorridere … quando salgo da voi mi chiamano pianigiana quando scendo in citta mi chiamano campagnola ma come dico sempre io “sono da bosco e da riviera” e so adattarmi a tutto…tranne ai centri commerciali ;)!!

    • Sono d’accordo con te. Anch’io mi adatto a tutto. Basta che ci sia un po’ di natura intorno. Ho sempre pensato che se uno volesse chiedermi qualcosa, qualcosa alla quale dà quasi per certo risponda di no dovrebbe portarmi una giornata in un centro commerciale. Ne uscirei così stordita che potrei dire di sì a quasi tutto :-)

  6. Si, si si!! Solo a leggerti e a vedere la bellissima foto sento quasi l’odore di terra e sottobosco. E’ vero la montagna o si ama o si odia. Io la amo, pur vivendo in città e quindi senza dover sopportare la rigidità del clima ed il vero isolamento in certi momenti dell’anno. Ma come salgo al mio paesello mi sento un’altra e continuo a guardare lo stesso panorama che vedo da cinquant’anni e a pensare: che bello!

    • Quello nella foto è il Monte Gennaio. Conosci Tiziano Terzani? Hai letto qualcosa di lui? E soprattutto, hai per caso visto il film che hanno fatto su di lui (la fine è il mio inizio)? Ecco, è lì dove hanno girato la scena finale. quella dove il bravissimo Elio Germano che interpreta il figlio ne disperde le ceneri.

      • Scusa! ero convinta di aver postato la mia risposta, invece solo ora ho visto che non c’è. Comunque. Si, ho letto diversi libri di Terzani e anche l’ultimo. Li ho molto amati. Ha avuto una vita incredibile ed era un uomo incredibile. E se dovessi affrontare il cancro e la morte mi auguro di poterli affrontare come ha fatto lui. Il film l’ho visto, non mi è piaciuto molto, nonostante i bravissimi Bruno Ganz e Elio Germano. E non ho molto apprezzato la gestione della sua memoria da parte della famiglia. Comunque. Quello è il tuo monte? E’ bello e mi ricorda la montagna Aleggia che si trova sopra il mio paesello.

  7. io sono sposata con un pescatore, quind l’opposto, però le cose che tu scrivi, li ritrovo anche nella gente di mare, l’amore, soprattutto, per quello che fanno.

  8. Io sono una montanina curiosa: mi piace il mio paesello, ma ho scelto di andar via sapendo però di poter tornare, un giorno. Da giovani ci si sente un po’ in gabbia è vero, ma cosa vuoi che sia una strada ghiacciata o una brutta nevicata ogni tanto in confronto alla bellezza dei nostri monti!!! Cose però che,sinceramente, apprezzo più ora che a vent’anni!!!
    Io credo che ogni montanino dovrebbe vivere per qualche anno lontano, in una grande città, dove si prova la solitudine “vera”, il sentirsi soli in mezzo alla gente. Tutt’altra cosa rispetto alla solitudine magica di un bosco in autunno o del silenzio incontaminato della cima di un monte.

    • Io in città ho vissuto venti anni. E ci sono stata bene. Soprattutto perché a 18 anni dell’aria bona e dell’acqua fresca non te ne frega una mazza. Ci vado spesso ancora ma alla sera me ne torno nel verde contenta. Secondo me, quella non è più vita. Lo dico con tranquillità e senza snobbismo.

  9. Che sia la montagna che chiude l’ orizzonte, o il mare che lambisce la riva e le case, o un fiume che serpeggia sinuoso nel canneto, o il piccolo lago frammento di cielo, o la città bagnata con le sue luci notturne …. è sempre, disperatamente o felicemente è …. un cassetto del nostro cuore : noi, l’ apriamo e vi frughiamo dentro …. ogni volta, non di rado trovandoci, fra una miriade di stelle, un piccolo pezzo di noi …. forse il migliore ! :-)

  10. Credo anche io che col tempo cambino gli stimoli necessari per “funzionare” al meglio. Da ragazzina adoravo la calca di piazza del Duomo ora neppure se mi pagassero passerei un pomeriggio in centro, il traffico mi affatica e i rumori mi stancano. Preferisco vivere fuori dalla mischia, più vicina al verde e andare in giro in bicicletta. Però la montagna non fa per me mi mette a disagio, io sono una da campagna, da spazi aperti. Abbracci

  11. Ho letto con piacere e interesse questo tuo racconto, e l’ho fatto perché io ho due anime, una cittadina, per nascita, e l’altra montanara, per origine dai miei genitori. Passavo 3 mesi l’anno in montagna, d’estate, tanto che al ritorno a scuola spesso i professori notavano le inflessioni dialettali nel mio parlare. Ho la montagna nel cuore, ho quegli spazi, quei silenzi, quelle voci ascoltate da un versante all’altro nel cuore. Ancora adesso, per scherzo, faccio battute in quel dialetto montanaro che nessuno più parla e nessuno capisce.
    :-)

  12. Il montanino tra i suoi monti, il contadino di pianura, il pescatore/marinaio nel suo mare, sono così distanti e così uguali. La pelle arsa dal sole, inasprita dal vento, le mani grosse di chi fa, l’acume di chi osserva, la saggezza di chi segue i cicli della natura. Ti trovi incantato quando ne incontri uno, esperto di quella vita che hai perso: l’Homo naturalis.

  13. Bellissimo. Ho passato infanzia e adolescenza ad andare su e giù per le dolomiti in estate e in queste condizioni non si puo’ non amarla la montagna. Se invece delle Dolomiti parlassimo delle Ande be’…comunque mi hai fatto fare un viaggio in un pezzo di vita che ho dentro e ti ringrazio. Fa un bene dell’anima farsi un viaggetto dentro facendosi portare per mano da una Beatrice. Vorrei spezzare una lancia a favore della città. La città è come le persone (guarda caso è fatta da persone e non dalla natura), se trovi la tua è come trovare la tua anima gemella, se no è una delle tante e ci si trova i servizi per le proprie esigenze e basta.

  14. Sai, io abito in valle, le montagne mi circondano ma non posso dire che io le ami proprio molto.
    Appartengo al genere montanino-curioso del mondo, di fuori, poichè a volte (anzi più volte) mi sento chiusa qui, mi piacciono le distese, gli spazi aperti.
    Ecco, io la montagna non l’ho scelta ma mi ci sono trovata. E nella numerosa mia famiglia di origine sono la sola che non ha la passione per essa.
    Anche se ci vivo bene, perchè non amo la confusione, amo i luoghi silenziosi, odio i centri commerciali che rifuggo il più possibile, ma ho bisogno della possibilità di scegliere di avere intorno persone, urbanizzazione e servizi, quando però lo scelgo io, perchè io sono piuttosto “casalinga”, amo stare in casa quando non sono fuori per lavoro; ma se mi viene voglia oppure ho necessità, so che posso trovare tutto a due passi da me.

    Il mondo è bello perchè è vario… :-)

    • Oh guarda, io mica vivo in un eremo montuoso! Dove vivo puoi spostarti liberamente. Basta non essere pigri e avere la patente. Anch’io appartengo al genere “curiosi” ma il contatto con la natura per me è fondamentale. :-)

  15. Anch’io sono un terzo genere. Ma meno buono di te. Io non sono mica tanto convinto di volerle condividere le nostre montagne, mi sembrano tanto fragili pur nella loro imponenza, e indifese dagli attacchi di chi possiede armi sconosciute ai sassi e ai faggi. Ormai troppo spesso durante l’estate mi trovo a parlare da solo e a imprecare tra i denti agli invasori, a quelli che vanno alla bottega in macchina e nel carrello ci mettono pure l’acqua in bottiglia! Mi sa che invecchio male……

    • Il rispetto ci vuole sempre in tutte le cose. E la montagna non esula da questo principio. Credo che il segreto stia qui. Anche per chi ci vive. Talvolta i montanini sono i primi a rompere questo accordo.

Scrivi una risposta a silvia Cancella risposta