Archivio | 5 ottobre 2012

Disincanti di stagione


A volte con le persone si crea un’alchimia strana. Strana e bellissima nello stesso tempo. Una corrispondenza immediata che a fatica riesci a catalogare con le parole e quanto più, a trovargli un concreto spazio nella vita.
Una vicinanza immediata e naturale che un po’ ti sorprende, ma non più di tanto se pensi che in fondo, è solo la sorella della spontaneità.
Tutti questi ingredienti fanno sì che quella persona abbia una stellina sulla testa. Una stellina che credi rimarrà lì a farti compagnia, anche da lontano. Non tanto perché pensi sia una medaglia conquistata sul campo, quanto perché sia un riconoscimento così raro che solo poche persone possono sfoggiarlo. Allora che sia per un giorno, per un anno o per la vita intera vorresti veramente non perderla mai. Né quella persona, né quella stellina. Come se lo sfracellarsi al suolo di tutte le cose non la riguardasse e solo l’intensità del modo e non del tempo, le desse vigore.
Invece no. Accade. Accade che le brutture, le debolezze, il disinganno, la paura, tutte insieme si giochino la posta contro di te. Contro la fragilità di quella piccola palla di vetro che custodiva un cosa preziosa. Forse un bacio, forse l’anima di una persona, forse un attimo di bellezza e di amicizia. E la fa cadere con noncuranza.
Quando vedi a terra i vetri rotti non hai più scampo. Speri solo di riuscire a scansarne qualcuno per non farti troppo male.
L’altro giorno nel bosco ho trovato un bel fungo. Perfetto, bello tondo e cicciotello, pareva scolpito. L’ho colto e portato a casa ma quando l’ho tagliato per cucinarlo, ho visto che all’interno era tutto bacato e marcio. Ho provato a togliere via i pezzi buoni ma era praticamente impossibile. Tutto l’interno era stato contagiato dai piccoli vermi. Allora ho aperto il bidocino marrone, quello dell’umido e a malincuore l’ho buttato dentro, insieme a qualche buccia di mela, qualche lacrima, qualche brandello di carne.
Per fare un buon humus tutti gli scarti organici sono bene accetti. Non bisogna poi essere tanto sofisticati. Questo ho pensato per farmi coraggio.