Perdere a fatica

E’ sempre interessante oltre che curioso, osservare l’immagine di noi che ci rimandano le altre persone. Ricevo da Barbara, un’amica dalla quale sono stata a cena un paio di sere fa, questo messaggino : “Per caso ti ricordi di aver visto l’altra sera a casa mia un portachiavi fatto a topo con le chiavi della mia macchina? L’ho perso e sono disperatamente a piedi. Mi ricordo che tanti anni fa mi dicesti che tutto ciò che si perde non scompare ma si ritrova. Come vorrei fosse così! “
Ora, per una come me che nella vita quotidiana tiene a fatica sotto controllo il livello di guardia della propria distrazione può essere perfino gratificante essere chiamate in causa.
La mia maestra delle elementari, una signora simpatica, ironica e alquanto originale aveva uno strano modo di trasmetterti il suo disappunto. Non si arrabbiava, né faceva note o ti dava punizioni ma bravissima nel disegno com’era, in tre balletti ti esprimeva sul quaderno il suo parere con un’immagine. Un giorno, mi chiamò alla cattedra e disegnò bello grande sul mio quaderno, assai precisino, una bambina con il collo lungo, lungo e la testa tra le nuvole e poi ci scrisse” Sandra”. Chissà in che mondo mi avrà vista…
Il tempo passa e certamente i nostri difetti si possono sempre migliorare e io sono migliorata tanto, tanto, però nell’essenza ecco onestamente a chi chiedeva aiuto.
Cerco di mettere a fuoco gli oggetti intravisti nella nuova casa della mia amica ma del topolino nemmeno l’ombra della coda.
A malincuore ho dovuto dirglielo. Soprattutto perché mi aveva fatto tornare alla mente il motivo che dette origine alle parole di quel messaggino e che lei si era custodita per tutti questi anni a mia insaputa.
Era una sera d’estate, stavamo cenando all’aperto, in un prato. Eravamo in tanti, c’era caldo, c’erano le stelle ma sicuramente c’era buio perché stavamo cenando a lume di candela. Ad un certo punto Barbara, la padrona del topolino smarrito, si accorse di aver perso un orecchino. Un piccolissimo orecchino con un brillantino. Il quarto di un chicco di riso per capirsi. Lo cerca un po’, qualcuno l’aiuta ma niente. Dispiaciuta perché ci teneva tanto decide che ormai è andato perso e si rimette a tavola. Allora io presa da chissà quale visione dissi: “Eh, no. Se l’hai perso qui, di sicuro si ritrova! Quello che ci appartiene anche se perso si ritrova sempre”. A quei tempi non conoscevo Barbara ma le mie parole da film americano devono esserle rimaste molto impresse. Facendomi luce con un accendino, cominciai a cercare il piccolo tesoro tra sassi e fili d’erba e dopo qualche minuto lo trovai.
Non so bene se da quella sera per lei sono diventata il simbolo della perseveranza, della cocciutaggine, della forza d’animo o semplicemente della botta di culo esagerata che ti fa trovare l’ago in un pagliaio. Fatto sta che se lo ricordava ancora. Io no.
Saranno passati più di vent’anni da quella sera. Non sono mica più convinta che tutto ciò che si perde davvero prima o poi si ritrovi. Nemmeno quello che ci appartiene. Nemmeno quello a cui tenevamo tanto. E soprattutto, nemmeno vale con le persone. Ma come faccio a dirglielo a Barbara?

30 thoughts on “Perdere a fatica

  1. anche io sono sempre stata un mostro di tenacia ma con il tempo sto imparando a demordere, a lasciare che ciò che si è smarrito resti nascosto, a non prenderla sempre come una sfida, di cercarlo. e non è facile per noi testardi capire che a volte lasciare il campo, arrendersi, vale più di mille battaglie. (ma questo lo sappiamo solo noi che per molto tempo ci pareva di non dove mollare mai).

    • Come ti capisco! Forse il segreto consiste nel mantenere perseveranza e tenacia senza sprofondare nella passività, ma senza nemmeno lottare ad oltranza quando le cose non meritano.

  2. Non sempre ciò che perdi ti serve. Se lo perdi è perchè non ti serve più.
    Rimanere attaccati alle cose o ai ricordi può essere limitante.
    Del resto nel futuro c’è tanto per noi!
    Love
    L

    • Parli con una persona che conserva pochissime cose. Difficilmente guardo indietro, se di due guardo più al futuro anche se per vivere al meglio bisognerebbe stare nel presente. A volte perdi qualcosa che ti serve o per lo meno, che pensi sia importantissimo per te e da qui la tragedia. Poi il tempo passa e ti accorgi che stai bene anche senza :-)

  3. Anni fa persi un petalo di corallo che faceva parte di un minuscolo ciondolo che mi era stato regalato da mia nonna. In casa, di fianco al comodino. L’ho cercato per giorni, senza passare l’aspirapolvere per timore di farlo sparire per sempre. Lo ricercai in tutte le fessure e sotto gli armadi anni dopo quando smontai la camera da letto. Niente da fare, resta un mistero ma in dieci anni non si è più ripresentato. Non mi sento titolata a dare consigli ;)

  4. io credo, che tutto cio’ che appartiene al passato non torna, che siano cose o persone, resta un ricordo, ma la vita è avanti a noi non indietro.E poi il passato ci aiuta a capire gli errori e migliorarci, anche se a volta ci capita di ripetere gli stessi errori……….evvabbèèèè , ma io sono così, una che se non ha la vita complicate non è contenta…..un bacio penna…..Sara

  5. comunque è in parte vero.. alle volte le cose rimangono attaccate alle persone e ritornano,cosi come le persone alle persone…dipende

    ps ho intravisto il tipo vomitante con la piuma!!! :)

  6. Credo che dobbiamo vivere il presente proiettati verso il futuro, ma non potremmo mai abbandonare il passato che ci ha formati, che è stato parte di noi e della nostra vita.
    Noi siamo anche il nostro passato.
    Parere personale, naturalmente! :-)

    Però mi piace pensare che talvolta le cose e le persone ritornino e si ritrovino. Lasciatemi questa speranza :-)
    Molto bello il tuo scritto Penna Bianca!
    Buon fine settimana, ciao

  7. A volte si ritrovano,,a volte sono perse per sempre. Non c’è una legge, c’è un mistero al quale possiamo solo sottostare fiduciosi. Anche a me piace pensare che in fondo, in fondo, le cose che contano non vanno mai perse. Nemmeno se non le vedi più e se le trovi più :-) grazie.

    (ciaccierei tanto volentieri nel tuo bel blog di foto,ma la schiena della mia connessione non lo regge:-))

  8. Che bellissimo post! Sai, io tengo molto alle mie cose.
    Anni fa persi il mio coltellino svizzero, caspita, non riuscivo a trovarlo da nessuna parte!
    Che dispiacere, mica lo puoi rimpiazzare il coltellino, quello era il mio, proprio il mio.
    E così ho continuato a cercarlo, finché un giorno è spuntato fuori, eh…adesso lo tengo in un posto sicuro, non vorrei mai perderlo di nuovo!
    Un abbraccio carissima!

  9. beh, ogni tanto usare troppe parole per piccoli concetti può aggiungere sale alla vita… altre volte suona solo un po’ buffo… sul perdere e trovare: bah, si va un po’ a cazzo, come in tutto

    • Hmmm… giuro, non ho mica capito se per te ho usato il giusto sale di parole per tirar fuori uno spunto di riflessione oppure sono ridicola, Per il resto sono d’accordo con te, non c’ è regola, né volontà.

  10. L’arte di perdere s’impara presto;
    tante le cose col segreto intento
    di andare perse che non è un disastro.
    Perdi una cosa al giorno. Con malestro
    accetta chiavi perse, un’ora al vento.
    L’arte di perdere s’impara presto.
    Perdi di più, più in fretta; al peggio apprestati:
    luoghi e nomi e dov’è che avevi in mente
    di recarti. Non sarà mai un disastro.
    L’orologio di mamma ho perso; e questa!
    che è l’ultima di tre case nel niente.
    L’arte di perdere s’impara presto.
    Ho perso due città, belle. E, più vasti,
    altri regni, due fiumi, un continente.
    Mi mancano, ma non è poi un disastro.
    Anche perdere te (la voce, il gesto
    amato) non mi smentirà. È evidente:
    l’arte di perdere fin troppo presto
    s’impara, e sembra (scrivilo! ) un disastro.
    Elisabeth Bishop

  11. un mio ex ex ex capo (un po’ bizzarro) l’avrebbe commentato con un “è come cercare un mammuth in un pagliaio”….si lo so, non deve essere così difficile trovarlo visto le sue dimensioni….ma il mio capo lo citava come esempio di impresa difficile e nessuno di noi ha mai avuto il coraggio di farlglielo notare (del resto ai giorni d’oggi, trovare un mammuth è oggettivamente difficile, che sia nel pagliaio o in qualunque altro posto)

  12. Forse non tutto ciò che si perde si ritrova ma le cose (e le persone) spesso continuano a vivere dentro di noi anche quando le crediamo perse. Comunque la Giulia gli occhiali li aveva in tasca…:-)

    • Le tasche (se non sono bucate) sono ottimi posti dove ritrovare le cose smarrite. Ma le persone o le cose a volte si perdono davvero e poi non ci sono più. E a volte ce ne accorgiamo solo quando sentiamo il buco.

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