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Elogio dei sogni

Sogno1

Ho sempre avuto un debole per i sogni. Quelli che si fanno di notte. Mi è sempre piaciuto il loro fregarsene di regole e bisogni, moralità e logica, tempi e spazi. Mi ha sempre incuriosito vivere questa vita parallela dove niente è a comando. A volte mi piacerebbe poter ordinare un sogno. Non dico la trama, mi basterebbe i protagonisti, le comparse. Perché lo sappiamo tutti: mentre si sogna sembra tutto vero e non esiste altra vita. Nessuno di noi pensa che in quel momento stia sognando. E quindi, è un regalo bellissimo ritrovarsi e interagire con persone che per un motivo o l’altro non ci sono più nella tua vita. Quando questo accade, ed è stato un bel sogno, la giornata seguente parte meglio. A me piace anche raccontarli, i sogni. Forse perché penso che tutti abbiano il mio stesso stupore ma, in verità, forse non è così. Ricordo un mio vecchio amore. Aveva trovato un modo per scappare signorilmente dal mio:“Sai cosa ho sognato stanotte?” Non facevo in tempo a terminare al frase che mi baciava appassionatamente e poi completava la fuga davanti al mio mondo onirico con: “Preparo la colazione?” Per essere più carino.
Se fossi economicamente più in carne andrei da un un analista. Come si vede nei film. Bella luce, una chaise longue e qualcuno che ti chiede: “Prego, mi racconti i suoi sogni”. Sarebbe un sogno. Per rimanere in tema.
Una volta in un sogno ho guidato un trattore, un’altra ho curato le ferite ad un gatto delle foreste norvegesi che aveva lottato contro una iena. Un’altra volta eravamo in tanti intorno ad un tavolo, all’aperto, abbiamo riso così tanto che per il rumore l’uva che era nel pergolato è caduta sulla tavola. Un’altra ancora, ho dovuto convincere un cavallino che era con me a passare dentro una galleria dove sfrecciavano auto e lui aveva paura. Così gli ho messo una maglia sugli occhi e mentre gli sussurravo di stare tranquillo, piano, piano, siamo arrivati dall’altra parte. Una volta ho sognato una persona alla quale non pensavo più da tempo, un’altra volta amoreggiavo con uno che a fatica saluto. In un altro sogno quasi piangevo dal dolore perché cercavo di scansare i pezzi di vetro che c’erano intorno alla piscina ed io volevo andare a fare il bagno. Una volta, infine, mi sono presa una gran paura perché nel sogno ero dentro ad una bara ma ero ancora viva.
“Perché questa passione per i sogni? Pensi che nella realtà non ci siano posti da sogno? Te li sei scordati? ” Mi dici sempre. “Hai presente il colore dell’acqua nella spiaggia di Berchida dove per chilometri e chilometri eravamo soli? Il Maleecon dell’Habana con le pareti multicolori che si affacciano sul mare? La luce dorata del Sinai? Le sfumature dell’alba che abbiamo aspettato in silenzio sul crinale del Lago?”
E’ vero. E’ vero. Ma un pinguino rosa io l’ho incontrato solo in sogno, però.