Punto e virgola

Non so mettere le virgole. Magari non è neppure vero ma questa è la sensazione che ho. Quando scrivo un pezzo, leggo e rileggo e ogni volta sposto quella virgola come fosse un cursore perché non trovo mai quale sia il posto giusto. Alla fine la metto dove mi sembra più accettabile. Per mettere la virgola non ci sono regole precise, a meno che non si voglia fare un inciso, e questa anarchia già mi crea confusione. Lo so, la virgola va messa per fare una pausa, ma è come quando cammini, non c’è un posto preciso e giusto per fermarti. Lo fai dove senti il bisogno di farlo. Così leggo e mi documento sul web e in un sito sulla grammatica italiana trovo questo esempio lampante sull’importanza di mettere bene le virgole: “ Tu sei un grande, cazzo!” Non è come dire:” Tu sei un grande cazzo!” Un esempio alquanto originale ma calzante. A parte riderci su, non mi chiarisce i dubbi.
E’ già più facile mettere un punto. E’ come chiudere una porta. Senti il ‘chioc’ che ti fa capire che la serratura è entrata nel battente. Insomma, hai qualche prova tangibile. Sono dell’idea comunque che la lettera maiuscola non andrebbe scritta solo all’inizio della frase ma messa anche alla fine, prima del punto. Cominciare bene è opportuno, talvolta viene proprio naturale, ma anche finire in bellezza lo è e non sempre accade, bisogna impegnarsi fin dove si può. Anche quando sarebbe più facile fare andare le parole, ehm…le cose, a rotoli. Non è solo il finire. Conta il come. E penso che davvero dodici anni di vita insieme sono finiti, ma sono finiti bene se scendi da un palcoscenico nell’intervallo di un concerto per venirmi incontro e salutarmi perché è tanto che non ci vediamo. E penso a Folco, il figlio di Tiziano Terzani che disse che gli amici indiani del padre, saputa della sua morte, lo chiamarono chiedendo: “Com’è morto? com’è morto?” S’interessavano al come.
Non sono d’accordo invece sulla regola della lingua spagnola che vuole si metta il punto di domanda, oppure quello esclamativo, capovolti all’inizio di una frase per far capire al lettore quale intonazione darle. E’ vero, molte volte leggendo una lunga domanda si arriva nel finale dando un colpo di reni alla voce per fare l’impennata interrogativa. Ma in fondo, non è così nella vita? Le domande arrivano improvvise, per le risposte spesso ci vuole più tempo. Per esempio, l’altro giorno un’amica mi ha chiesto “…Ma tu ora come stai?” Sono sempre qui che ci penso. Le esclamazioni d’altro canto non gironzolano nell’aria. Arrivano di botto, spalancano la bocca, fanno battere i pugni sul tavolo.
Certe volte dispiace mettere un punto, come se fosse un chiodo che non si può togliere, allora si opta per i tre puntini di sospensione che rimangono lì, appesi, come un ponte tibetano tra due montagne. Ancora non sai se starai da una parte o dall’altra del ponte, ma soprattutto, non sai cosa ci sia in mezzo. Sono come le nuvolette dei fumetti, rimangono nell’aria e aspettano.
I due punti sono decisamente all’opposto. Loro sì che sanno bene cosa viene dopo: un elenco, una precisazione, un discorso compiuto. Se avessi la pazienza di guardare nei vecchi post scoprirei che di due punti ne ho messi davvero ben pochi.
Mi stavo dimenticando del punto e virgola. Forse perché non lo uso quasi mai. Sempre se avessi voglia di scartabellare nei vecchi post, di punto e virgola sono convinta non ne troverei nemmeno uno. Il punto e virgola mi confonde più della virgola. Davvero non so quale sia il suo posto, però potrei provarci magari mi alleno con la scrittura a vivere le classiche e ragionevoli vie di mezzo perché nella vita mi riesce male. Una discreta simpatia ce l’ho invece per le parentesi. Mi sembra di sussurrare quello che ci scrivo dentro, di dirlo in un orecchio soltanto ad un interlocutore privilegiato, a chi voglio io. Non me le vivo come portatrici di qualcosa di poco rilevante o di superfluo all’interno del discorso, anzi. Mi sembrano parole importanti messe dentro una nicchia protettiva, come una pietra preziosa tenuta tra le mani congiunte. Non so cosa capirete, perché può starci attaccato tutto ma nelle mie, oggi, ci scriverei: (tanto).

26 thoughts on “Punto e virgola

  1. Ma quanto sei brava! A raccontare la vita attraverso la punteggiatura, a commuovere e a far nascere sorrisi. Anche io ho sempre pensato che il come a volte sia persino più importante del perché e lascio sempre i puntini di sospensione perché avrei altro da dire ma lo lascio nell’aria sperando che arrivi a destinazione attraverso un ponte tibetano…

  2. io non so usare la punteggiattura come non so mettere le doppie l’h ecc ecc, scrivo tutto di un fiato come sono abituata a vivere la mia vita…brava sandra ogni volta sono sempre curiosa di leggere quello che scrivi….

  3. Credo che si debbano rispettare le regole anche nella scrittura.
    Cosa che non sempre faccio del resto. :(
    Non riuscirei a scrivere senza virgole, sarebbe come arrivare al termine di qualcosa troppo in fretta, senza tirare il fiato, in modo troppo veloce. Non usarle mi sembra quasi uno sgarbo per chi deve ri-leggere per comprendere.

    Mi piacciono i due punti: diretti e semplici, spiegano e chiariscono e non lasciano dubbi.

    Uso poco il punto e virgola ma mi sto ricredendo perchè trovo sia un terminare in modo meno conclusivo e risolutivo del punto, fornendo così la possibilità di una pausa prima della conclusione definitiva. Come dire: aspetta un attimo che devo pensare ancora perchè non ho finito. Insomma quasi come avere un’altra possibilità.

    Utili (ma ritengo che occorre usarli con parsimonia) i puntini di sospensione. Dicono e lasciano sottintendere con la speranza che chi legge riesca a percepire anche quel che … “dici e non dici” :)
    Se usati in abbondanza possono significare sconclusionatezza o mancanza di voglia di spiegare, col rischio che chi legge capisca “bisi per fave”.

    Direi che ho molta simpatia per le parentesi: le considero uno spiegarmi ulteriormente, un ulteriore modo di chiarirmi (anche nei confronti di me stessa). E per questo spesso sono assolutamente indispensabili. Forse servono più a me che agli altri. :)
    Le trovo gentili e delicate, sempre non siano troppe, altrimenti sono tanti discorsi aperti e chiusi all’interno di un altro e possono far perdere il filo. Ma poi non è mica così male: non è più solo uno scrivere, si trasforma quasi in una piacevole chiacchierata con una persona amica. :)

    Termino ringraziandoti per la tua riflessione che mi è piaciuta tantissimo poichè hai saputo unirci vita vissuta, sentimenti ed emozioni in modo delicato, puntuale e attento. E in questo sei sempre molto brava!

    Buon fine settimana Penna Bianca, ciao

  4. Bello scoprire che non sono i dubbi che ho solo io che li attribuivo semplicemente alla mia ignoranza in grammatica (sono andato anche a ristudiarla la grammatica!). Leggendo il tuo post mi convinco che scrivere non è applicare le regole delle grammatica ma ognuno utilizza la sintassi in base al suo carattere, è così per le virgole e tutta la punteggiatura.
    Mi piacciono le frasi corte col punto forse perchè anche io ho un sacco di dubbi con le virgole. Molto poetica la tua interpretazione dei puntini sospensivi, per me sono una libertà lasciata al lettore di completare a suo piacimento il pensiero dello scrivente …

  5. Bel post!
    Nella famosa lettera dettata a Peppino in un film Totò dice di scrivere alla fine di un periodo: “punto”, “virgola” e “puntoevirgola”. Giusto per non sembrare avari.
    A me piace il “punto e virgola”.
    Ciao Penna Bianca!

  6. Cominciare bene è opportuno, talvolta viene proprio naturale ma anche finire in bellezza lo è, non sempre accade, bisogna impegnarsi fin dove si può… :)

  7. Chissà quali argometazioni avrebbe tirato fuori james joyce se avesse potuto leggere il tuo post…hai presente l’Ulisse? penso che dopo ti passerebbero tutti i dubbi. Nella scrittura ognuno crea il suo stile e distribuisce punti e virgole dove ritiene meglio. Al diavolo la grammatica!

  8. Il punto e virgola va messo quando in una frase il soggetto cambia, è un’ alternativa al punto. La virgola… basta rileggere ad alta voce. Il punto è il punto. Va comunque usato spesso ma anche con parsimonia.
    Chiaramente questo brano parla d’altro e lo fa come sempre benissimo. Un’altra prova della tua bravura.

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